lunedì 23 maggio 2011

ANGER NEVER DIES

 

HOOVERPHONIC

Hooverphonic - Anger Never Dies

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Gruppo belga in attività da 15 anni ma che sinceramente avevo sentito poco, han da poco cambiato anche la cantante: Noémie Wolfs.

Provate a pensare cosa rende grande la musica. Originalità. Immaginazione. Passione. Una voce diversa. Il potere di toccare l’animo, di provocare emozioni in chi ascolta. Se giudicati in base a questi standards, gli Hooverphonic emergono come un grande gruppo. Il problema di molti gruppi provenienti da Paesi non anglofoni e’ quello di non possedere un particolare sound. Sembrano, piuttosto fotocopie delle grandi band inglesi e americane.

continua..

Hooverphonic - The Night Before

Quindi, è possibile ascoltare Radiohead tedeschi di serie B, U2 boliviani di terza categoria. Invece, è molto difficile paragonare i belgi Hooverphonic ad altri: e questo è di per se’ un ottimo segnale. L’etichetta “trip-hop”, subito appiccicata alla loro musica, si è rivelata ben presto limitante. Il celestiale sound degli Hooverphonic sembra arrivare da un altro universo, e’ unico, diverso, sottilmente esotico. Indubbiamente questo spiega perché la loro musica, così affascinante, è tanto apprezzata dai registi cinematografici, che la utilizzano per arricchire le scene cruciali dei loro film con un sound preciso, particolare e ossessionante. All’inizio, gli Hooverphonic si chiamano solo “Hoover”, un nome che viene poi cambiato perché esistono già altre band con lo stesso nome. I primi lavori degli Hooverphonic risentono delle influenze dei loro eroi musicali: compositori di colonne sonore, come Angelo Badalamenti, e gruppi di pop d’ambiente come i Portishead e i Massive Attack. Il primo balzo arriva quando Alex e Raymond intuiscono che alla loro musica incantata si adattano meglio le voci femminili. “Inhaler”, la prima canzone, da’ loro l’immediata sensazione di andare nella giusta direzione. I successivi demo suscitano l’interesse di almeno cinque delle principali case discografiche. Sony Music riesce a guadagnarsi la fiducia del gruppo e, “A New Stereophonic Sound Spectacular” esce nel 1997, con la voce di Liesje Sadonius. Roland Harrington (Björk, Simply Red, Soul II Soul) esegue il mixaggio. “2 Wicky” diventa un successo radiofonico in molti paesi. Il passo successivo arriva grazie al supervisore della musica di Bernardo Bertolucci, che insiste per utilizzare “2 Wicky” nel film “Io ballo dal sola”, con Liv Tyler. “2 Wicky” contiene un sample di chitarra dal classico di Isaac Hayes “Walk on by”. Più o meno a quell’epoca, il frenetico programma di tournée diviene troppo impegnativo per la cantante Liesje, che lascia il gruppo. Tra lei e gli altri componenti della band l’amicizia rimane, e Liesje ha cosi’ modo di partecipare alla stesura di brani successivi, come “Club Montepulciano”. Nello stesso anno, gli Hooverphonic sono in tournée per sette settimane in Nord America, come band di supporto di Fiona Apple. Con loro grande sorpresa, scoprono che un segmento del pubblico e’ presente unicamente per loro. Arrivano poi anche le lodi della critica, come la scintillante recensione di Grell Marcus in “Interview” (“… un disco brillante … ti invita a suonarlo ancora e ancora”), o della rivista hip britannica “The Face”, che dichiara “…fatti apposta per quei giorni piovosi d’autunno, gli Hooverphonic riescono ad abbracciare influenze globali, dal trip-hop alla salsa”. Tutto ciò conferisce agli Hooverphonic sufficiente sicurezza per ingaggiare Mark Plati, che aveva in precedenza lavorato su alcuni album di David Bowie e The Cure, per produrre il loro secondo lavoro, “Blue Wonder Powder Milk” (nessun significato nascosto, semplicemente ad Alex piaceva il suono di quelle parole). L’album viene masterizzato da Bob Ludwig (Bruce Springsteen) a Portland, nel Maine. Secondo il gruppo ed i critici BWPM e’ “un nuovo Stereophonic Sound Spectacular, con meno sample e migliori canzoni”. Il gruppo amplia anche la gamma degli strumenti, aggiungendo dettagli vitali ovunque, utilizzando violini, corni francesi, liuti, mandolini e percussioni spettrali. “BWPM” viene registrato in Belgio e a New York (Battery Studios e Philip Glass Studios). Fra la registrazione e l’uscita sul mercato, la band effettua una tournée in Europa, come supporto dei loro spiriti affini Massive Attack. Registrano anche una cover di “Shake the Disease” per un album di omaggio ai Depeche Mode, seguito da una tournée a tre con i francesi Moloko e DJ Kid Loco. Gli Hooverphonic sono poi in tournée anche con l’artista vincitore del Grammy, Duncan Sheik. Altri riconoscimenti giungono in occasione del premio al Miglior Video per “Eden” all’Utah No Dance Film & Multimedia Festival. Il duro lavoro fin qui svolto, da’ origine alla prima tournée americana tutta loro, che solleva ondate di entusiasmo in ogni città. In Europa supportano i Divine Comedy in Spagna, mentre suonano come titolari nella maggior parte degli altri paesi. Gli Hooverphonic si esibiscono anche in molti importanti festival estivi, come Roskilde, Palco e Werchter. Poco dopo, il membro fondatore, Frank Duchene, decide di lasciare il gruppo. Alex Cailier è il programmatore, bassista e principale compositore della band. Ma, più significativamente, è anche colui che e’ riuscito a prevedere il potenziale successo internazionale dell’originale e incantevole musica che aveva in testa. La sua ambizione si poteva, fin dall’inizio, dedurre da piccole cose: come per esempio la scelta di saltare i pasti per spendere tutti i soldi nell’acquisto di un sampler e di un computer, quando era ancora uno studente squattrinato. Se gli si chiede quali siano stati i suoi principali modelli musicali, Alex risponde semplicemente: “La collezione di dischi di mio padre”. Sembra che il padre di Cailier ascoltasse molta musica, con l’intento di far conoscere ai figli i più disparati talenti come Miles Davis, Dizzy Gillespie, Sly & the Family Stone, la bossa nova brasiliana, gli chansonnier francesi come Serge Gainsbourg ed il pop classico dei Beatles. Alex continua poi, per conto suo, a scoprire inclinazioni e ispirazioni della musica alternativa degli anni ’80, come The Smiths, i New Order, Cocteau Twins, David Sylvian e The Pixies. Ritiene di essere stato influenzato anche dalla pittura, un’arte che, pur con strumenti diversi, tocca l’animo umano proprio come la musica. Alex non risente delle tendenze, e quest’atteggiamento, unito alla sua capacita’ di mescolare melodie fuori moda con brani e ritmi quasi futuristi, dà agli Hooverphonic un’impronta fuori dal tempo. Il suo scopo è: “creare grandi brani pop che abbiano un’atmosfera importante e diversa. La combinazione di accessibili melodie e umori melanconici si sente raramente nella musica pop contemporanea”. Alex compone da solo la partitura per il film belga “Shades”, con Mickey Rourke. Sia Geike che Raymond partecipano alla colonna sonora, che comprende una cover del classico di Dave Berry “This Strange Effect”. Al termine, la colonna sonora ha maggior successo del film. Alex continua a vivere in Belgio, in una casa arredata con mobili degli anni ’30 e degli anni ’50. La signorina Geike Arnaert è l’arma segreta degli Hooverphonic. Come per Liz Fraser dei Cocteau Twins o Tracey Thorn dei Massive Attack, il canto fragile ma intenso di Geike si adatta perfettamente ai brani poco ortodossi e ipnotizzanti degli Hooverphonic. La sua voce ammaliante e ultraterrena assomiglia a quella delle sirene, che attrae chi ascolta verso lidi sconosciuti. E’ il tipo di musa che un pittore o uno scrittore farebbe di tutto per avere, mentre il mistero ed il senso delle circostanze che sgorgano dalle sue corde vocali, portano la musica su un piano più elevato. In contrasto con la voce e l’aspetto fragile, il temperamento di Geike e’ quello di una guerriera. Un mese dopo il primo provino, incide gia’ la prima canzone con la sua band e intraprende una tournee. La voce sensuale, romantica e notturna di Geike non è una posa o un’affettazione. Geike è veramente un’incurabile romantica, spesso descritta con parole come “sognatrice”, “sentimentale”, “vecchio stile” e “sensibile”. Le parole chiave della sua vita sono “bellezza”, “fiducia” e “calore”. Adora i racconti storici che le raccontavano i nonni, la natura, i viaggi, lo studio e le “vecchie cose di sempre”. Sul versante musicale, ama Joni Mitchell, i Massive Attack, Sneaker Pimps e Jeff Buckley, ed è stata colpita dal carisma di David Bowie quando l’ha visto in concerto. Per quanto riguarda il cibo, adora “il profumo dei buoni ristoranti italiani”. Il chitarrista e membro fondatore della band Raymond Geerts, inizia la carriera musicale in una cover band. Questo, come ogni musicista ben sa, è un gran bel modo di fare gavetta. E’ un chitarrista moderno, i suoi inventivi riff sovrapposti fanno sempre da sostegno ai brani. Con Raymond, non si sentono mai degli “a solo”. La presenza di Raymond è anche la dimostrazione del fatto che gli Hooverphonic hanno sempre preferito gli strumenti reali e il tradizionale artigianato all’elettronica. “Anche agli inizi, non abbiamo mai costruito le nostre canzoni sui sample, ma viceversa. Assieme ad Alex, Raymond presta moltissima attenzione ai dettagli. Il duo usa molti effetti speciali messi a punto da loro stessi, che variano dal respiro amplificato e squarci di rumori tratti dalla vita di tutti i giorni, ai microfoni battuti sul legno. Anche Raymond ha partecipato alla colonna sonora di “Shades”, registrata con Alex sotto il nome di Dan and the Electro’s. Non è un caso che, in una carriera relativamente breve, gli Hooverphonic abbiano al loro attivo un notevole elenco di riconoscimenti televisivi e cinematografici: come i film, quasi tutte le canzoni degli Hooverphonic sono ricche di immagini e atmosfere. E’ come se fossero sempre alla ricerca dello spettacolo adatto a loro, di un evento in cui poter fiorire, un’eclisse solare, fuochi d’artificio, le Olimpiadi … qualsiasi cosa più grande della vita. Ogni brano degli Hooverphonic sembra la colonna sonora in miniatura di un film immaginario, ancora da girare, o con una sua esistenza in un universo parallelo. Forse il valore maggiore degli Hooverphonic è proprio la capacità di combinare questo senso di grandiosità con la sottigliezza e “l’understatement” che si trova nelle loro canzoni. Anche quando è pienamente sinfonico, un brano degli Hooverphonic non oltrepassa mai il confine della magniloquenza e dello sfarzo. Non deve quindi sorprendere che il leader del gruppo Alex Cailier sia un allievo della scuola di cinema RITCS di Bruxelles, il quale ha iniziato la sua carriera lavorativa come tecnico del suono per la televisione nazionale belga. “Mi ha deluso il fatto che in “Io ballo da sola” Mazzy Star sia riuscito a comporre la musica della scena di sesso principale di Liv Tyler, quindi sono stato contento che in “The Real Blonde” la nostra “Inhaler” sia stata usata come musica di sottofondo per la fantasia di sesso orale del personaggio principale”, ridacchia Alex, aggiungendo che “Il nostro chitarrista Raymond vuole che io faccia sapere ai registi cinematografici che lui è regolarmente disponibile come sostituto per scene di quel tipo”. Nello spettacolare “I know what you did last summer”, la musica degli Hooverphonic diventa la colonna sonora di un omicidio (Lies canta “Tu puoi farmi del male, io posso farti del male”, mentre una della ragazze viene assassinata in un centro commerciale). Nel secondo episodio (“I still Know…”), “Eden” è persino suonata in versione integrale, mentre la maggior parte dei brani pop usati nelle colonne sonore si sentono solo per qualche secondo. “Forse a Wes Crafen e Steven Sodebergh piace veramente la nostra musica”, commenta Alex, prendendola alla leggera. Anche i registi di spot pubblicitari hanno capito la qualità trascendentale e ammaliante della musica degli Hooverphonic e, quindi, “2 Wicky” e “Battersea” sono stati scelti per gli spot rispettivamente di Moët & Chandon e Jaguar. Un’altra eco, inaspettata e poco ortodossa, è arrivata dall’utilizzo della loro musica negli episodi di “La Femme Nikita” e “Baywatch”. “Non siamo degli snob dal punto di vista musicale”, spiega Alex, “non ho la sensazione che “Baywatch” sia qualcosa di inferiore, fintanto che tratta la nostra musica con rispetto”. Philip André (ha lavorato sul video di All Saints “Under the bridge” e, in precedenza, ha filmato “This strange effect” degli Hooverphonic), è il regista del videoclip degli Hooverphonic “Mad about you”, girato a Londra. Non si tratta di una comune storia d’amore: il clip è una rivisitazione del classico La Bella e la Bestia. Vediamo Geike in un ambiente buio e appartato, coinvolta in uno strano rapporto con una creatura che sembra un curioso ibrido fra una pianta, un animale e un alieno. Nel nuovo album, gli Hooverphonic hanno utilizzato gli strumenti più disparati, come violoncelli, viole, trombe, effetti sonori, un coro di bambini e l’enigmatico “theremin”.

da   BARLEYARTS

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